Santa Maria Capua Vetere: l’indignazione non basta

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06-07-2021

Condividiamo la dichiarazione della ministra Cartabia: "E' stata tradita la Costituzione" in effetti l'articolo 27 afferma che: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato" (cfr. art. 13 c.4). "E' punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà" (cfr. art. 27 c.3) 

"I pestaggi, le violenze inaccettabili ai danni delle persone detenute presso l’Istituto di Santa Maria Capua Vetere che – ora - tutti abbiamo potuto vedere nella loro brutalità e crudezza ci devono indurre alla riflessione e ci dovremmo tutti interrogare - come cittadini - su quelle che sono le reali condizioni del mondo della realtà delle carceri senza pregiudizi e senza la presunzione di conoscere una realtà che fa comodo relegare dietro a mura che tutto anestezizzano. Fa quasi sorridere, ma è un riso amaro, vedere ora l’indignazione di certe persone e Istituzioni, quando segnali evidenti di una stortura del sistema erano già leggibili, ma le immagini non lasciano scampo.

Ingiusto attribuire al Corpo della Polizia Penitenziaria nel suo complesso una vergogna  che non può essere ad esso interamente attribuita; lo sappiamo bene come volontari penitenziari che con il nostro ingresso in carcere, con la realizzazione di molti percorsi di ricostruzioni di vite ai margini, ci troviamo a condividere esperienze e difficoltà anche con gli agenti della polizia penitenziari.

Agenti di polizia penitenziaria, persone, che spesso si trovano ad affrontare la sofferenza di chi vive recluso, l’indifferenza delle Istituzioni che si riflette anche in una indecorosa carenza di organico e di risorse economiche rispetto al delicatissimo fine cui l’esecuzione della pena è destinato.

La presenza della società civile in carcere oggi più che mai è necessaria, anche per vigilare là dove i diritti sono calpestati. La pandemia forzatamente ha separato due mondi, ci ha isolati, ha interrotto prassi e collaborazioni. È fondamentale riprendere a lavorare, progettare insieme, unire gli sforzi di identità diverse per lo scopo unico di riavvicinare carcere e società. La  cultura del separare, punire, allontanare, non funzionerà mai; immaginiamo quindi una cultura diversa e coraggiosa, che non tema di giudicare il carcere spesso inutile, obsoleto, lesivo. Non serve arrivare alle aberrazioni a cui abbiamo assistito, che sono il risvolto malato e violento della cultura dell’isolamento, per pensare di prevenire e agire nell’ascolto e nel dialogo, includendo le persone detenute nei modelli di ri-accoglienza di cui tutti sentiamo forte il bisogno, oggi più di ieri."

 

conferenza nazionale volontariato giustizia
conferenza regionale volontariato giustizia /er